Tratto da : www.greenbiz.it
In Italia il 13,2% della produzione agricola non viene raccolta; ogni anno lo spreco alimentare ammonta a circa 15 miliardi di euro, pari all’1% del PIL nazionale; quasi ogni giorno il 55% della popolazione italiana butta qualcosa nella pattumiera e in atmosfera, all’anno, si immettono oltre 4 milioni di tonnellate di Co2.
Numeri e percentuali davvero impressionanti, scanditi da Alessandro Fulvi, Direttore marketing di DS Smith, durante il convegno “Evoluzione del packaging nell’industria alimentare: trend, normative e materiali in un’ottica di riciclo e sostenibilità”, svoltosi venerdì 27 febbraio a CremonaFiere, ultimo giorno di BioEnergy Italy (CremonaFiere 25-27 febbraio 2015).
“Nel 2013, in Italia, sono stati immessi al consumo 11 milioni di imballaggi – ha spiegato Simona Fontana, Responsabile del Centro Studi di Conai (Consorzio nazionale imballaggi) – e il 67,7% di essi sono stati avviati al riciclo. Da qui si capisce quanto sia importante ridurre l’impatto ambientale delle confezioni destinate a contenere alimenti. Per centrare questo obiettivo è allora fondamentale la progettazione degli imballaggi per poi differenziare, riciclare e limitare il più possibile le emissioni.In tempi di crisi e di Expo, il tema dell’alimentazione e dello spreco che ne fanno i Paesi industrializzati è all’ordine del giorno. Ma quando alle riflessioni si associano numeri di questa portata è necessario andare più a fondo della questione.
A ragione, quindi, parliamo di imballaggio sostenibile, che oltre a mantenere l’integrità del prodotto che contiene nel rispetto di quanto prevede la normativa, risponde alla necessità di contenere al massimo sprechi e impatto ambientale. La ricerca industriale non si ferma e per aiutare il consumatore a limitare gli sprechi sta studiano imballaggi che possono cambiare colore della confezione man mano che il prodotto si avvicina alla data di scadenza.
Al momento si tratta di un progetto, ma, come ha ricordato Marco Sachet dell’Istituto italiano imballaggi “se vogliamo ridurre quel 40% di prodotti alimentari che vanno buttati anche a causa di scadenze non rispettate, dobbiamo trovare un modo intelligente per sensibilizzare il consumatore”.
Intanto però, pur con una certa differenza tra zone e zone del Paese, la capacità di differenziare i rifiuti degli italiani viene premiata a pieni voti.
“Da 10 anni stiamo assistendo a una significativa crescita delle bioplastiche – ha sottolineato Massimo Centemero del Consorzio italiano compostatori – e questo grazie alla raccolta differenziata che nel 2013, per i rifiuti organici, ha raggiunto la percentuale del 42%, favorendo per l’88% la produzione di compost, mentre il restante 12% è andato in digestione anaerobica: poco meno del 10% dei Comuni italiani, circa 700, garantiscono il 98% di rifiuti compostabili”.